07/09/16

TARTAGIU'...un racconto di Paola Viezzer per aiutare i bambini a capire la sindrome di Down



Questo racconto è tratto dal libro "Siamo speciali- Storie per aiutare i bambini a capire alcune diversità", un libro della casa editrice Erickson scritto dalla psicomotricista ed educatrice di sostegno Paola Viezzer. Nel libro sono raccolti 10 racconti che possono aiutare i bambini a comprendere i temi della diversità, della disabilità e della malattia: balbuzie, cecità, emozioni, celiachia, sindrome di Down, diabete, disabilità fisica, iperattività, epilessia ed enuresi. Questo racconto mi ha emozionata sia come mamma che come educatrice di sostegno e lo condivido perché possa dare uno spunto di riflessione a chi non sa come affrontare alcuni tempi importantissimi con i propri e altrui bambini...

TARTAGIU'


<< Ecco fatto! Anche l'ultimo uovo è stato coperto di sabbia!>> disse soddisfatta fra sé e sé mamma Tartaruga guardando la piccola spiaggia. Il sole stava tramontando e con quella luce la sabbia sembrava rosata con sfumature dorate.
Mamma Tartaruga guardò l' oceano immenso, salutò per l' ultima volta i suoi piccoli dentro le uova e si avviò verso le onde.
 Le uova di tartaruga devono restare sotto la sabbia per tanti giorni, al calore del sole. Quando sono pronte si schiudono e i piccoli tartarughini escono a scoprire il mondo.
 Un giorno ci fu un fortissimo vento. le onde dell' oceano si alzarono di metri e correvano verso gli scogli dove si riversavano formando migliaia di spruzzi e una schiuma bianchissima.
 Il vento sollevò anche la sabbia fine della spiaggetta dove erano deposte le uova e , quando alla sera finalmente si placò, una delle piccole tane era sommersa di sabbia, molto più delle altre.
 Trascorsero i giorni, passarono le settimane.
 Un mattino le uova iniziarono a schiudersi. nei gusci si aprivano piano piano delle fessure, dalle quali spuntava la testa di un tartarughino, poi una zampetta, poi l' altra, la corazza, le altre due zampette e...via di corsa verso l' oceano.
 L' unico uovo a non aprirsi fu quello rimasto coperto da tanta sabbia durante la giornata di vento.
 Mamma e papà Tartaruga erano in mare, poco distante dalla spiaggetta, ad aspettare i loro cuccioli con gioia.
 Mamma Tartaruga li contò: <<Venti, trenta... ne manca uno! Sono sicura di averli contati bene dopo averli deposti, e sono sicurissima che ne manca uno!>>
 Papà e mamma Tartaruga dissero ai loro piccoli che dovevano tornare a riva per cercare il loro fratellino e li affidarono ai delfini, custodi del mare.
 Tornati a riva, mamma Tartaruga si guardò intorno: tante buche decoravano la spiaggetta. A un certo punto notò una montagnola di sabbia.
 <<Eccolo! Eccolo!>> gridò a papà Tartaruga. <<Vieni a vedere, qui c'è un piccolo che non è uscito!
>>
 <<Che strano! Tutti sono nati, come mai lui è ancora nel guscio?>> si domandò.
 <<Non lo so. Sono un po' preoccupato. E' meglio chiedere alla balena, lei sa spiegare ogni cosa>> rispose papà tartaruga.
 la saggia Balena stava schiacciando un pisolino quando fu svegliata da Marino, il cavalluccio custode della sua grotta.
 <<Signora Balena, signora Balena! C'è bisogno di voi!>>
 La Balena sbadigliò più volte e accolse le due tartarughe stropicciandosi gli occhi neri.
  <<In cosa posso aiutarvi?>> domandò.
  <<E' successa una cosa strana. Una delle uova deposte non si è schiusa. E' sommersa di sabbia>> spiegò papà Tartaruga preoccupato. >>Cosa può essere capitato?>>
 La Balena rispose: <<Non dovete preoccuparvi. L'uovo si schiuderà al momento giusto. Il vostro tartarughino ha solo bisogno di più tempo per prepararsi a entrare nel mondo>>.
 <<Ma questo tempo più lungo>> continuò la Balena <<farà essere il vostro tartarughino un po'...speciale>>
  <<Speciale? Speciale come?>> domandò mamma Tartaruga emozionata.
 <<Sarà un po' più lento e impacciato rispetto ai suoi fratellini, gli ci vorrà più tempo per imparare le cose. E avrà gli occhietti all' insù, perché li avrà tenuti chiusi stretti più a lungo degli altri>> disse la Balena.
 mamma e papà Tartaruga si abbracciarono. Le parole della Balena li avevano rincuorati: il loro piccolo avrebbe dovuto superare qualche ostacolo, ma certo sarebbe diventato grande e avrebbe trovato la sua strada.
 Le due tartarughe tornarono dai loro cuccioli che li stavano aspettando.
 <<Allora papà come è andata? Dov'è il nostro fratellino? E' successo qualcosa?>> domandò uno dei tartarughini. <<Venite tutti qui: io e la mamma dobbiamo dirvi una cosa importante>> annunciò papà Tartaruga.
 I cuccioli si riunirono intorno ai loro genitori, zitti e con le orecchie ben aperte.
 <<Il vostro fratellino è ancora nel guscio, ma uscirà. Ha bisogno di più tempo rispetto a voi. farà un po' fatica a imparare le cose. Dovrete avere pazienza con lui e volergli bene>> spiegò papà Tartaruga.
 Mamma, papà e i piccoli tartarughini aspettavano con ansia che l' uovo si schiudesse; ogni mattina nuotavano fino a riva, correvano alla tana e guardavano speranzosi, ma niente: il tartarughino non nasceva.
 Finché un pomeriggio, mentre l' intera famiglia stava al sole sulla piccola spiaggia, accadde ciò che tutti aspettavano.
 Piano piano l'uovo si schiuse e, a fatica, dalla sabbia uscì un tartarughino.
 Mamma e papà lo abbracciarono con amore, i fratellini fecero un grido di benvenuto.
 <<Ti chiameremo Tartagiù>> dissero in coro mamma e papà Tartaruga.
 Tartagiù era pronto per affrontare il mondo. Aveva un musetto simpatico e gli occhi un po' all' insù.

Tartagiù cresceva insieme ai fratellini, a mamma, a papà e agli abitanti dell' oceano.
 Ogni tanto si arrabbiava perché era impacciato e lento; lui voleva fare le cose da solo, ma poi capitavano sempre guai. una mattina , ad esempio, mentre giocava tra gli anemoni di mare, si allontanò dai fratelli e si perse.
 Si mise a piangere e i due fratelli maggiori, che stavano facendo una gara di nuoto con i polipi, furono costretti a lasciare il gioco per riportare Tartagiù nella tana, perché proprio non si calmava.
 Spesso si intestardiva sulle cose e non c' era modo di fargli cambiare idea.
 Quando la sera si preparavano per andare a nanna, Tartagiù insisteva per fare le coccole a tutti. Spesso faceva smorfie buffe.
 Il fratello maggiore di Tartagiùsi chiamava Tartarino e gli voleva molto bene. Aveva capito che non era proprio come le altre tartarughe marine e si dispiaceva quando il fratellino non riusciva a fare le cose. Qualche volta, però, si arrabbiava anche con lui, perché rallentava i giochi e riceveva tante attenzioni da mamma e papà.
 <<In effetti>> pensò Tartarini una mattina mentre nuotava nell' oceano <<è da tanto tempo che mamma e papà non mi portano al torneo degli squali! Sono sempre impegnati ad accompagnare Tartagiù dal Grande Polipo, che gli insegna a essere meno impacciato nei movimenti, o dal Serpente di mare, che lo aiuta a parlare meglio>>.
 mentre pensava e ripensava si scontrò con il Delfino azzurro.
 <<Ehi Tartarini! Come mai sei così pensieroso?E' successo qualcosa?>> domandò al tartarughino.
 <<E' per via di Tartagiù, il mio fratello un po' speciale", come lo chiamano tutti>> rispose Tartarino.
 <<E allora?>> continuò il Delfino.
 <<Bé... allora c'è che è diverso. Ecco, la parola giusta è "diverso". sono arrabbiato e anche triste perché lo prendono in giro; è goffo e lento. Non riesce a fare le cose come le facciamo noi!>> disse Tartarino quasi in lacrime.
 <<Hai ragione, tuo fratello è speciale. ma vedi Tartarino, tutti noi siamo diversi e nello stesso tempo unici. Ciascuno di noi sa fare cose che altri non sanno fare; alcune cose di noi ci piacciono e altre meno, ma siamo ugualmente importanti agli occhi di chi ci sta intorno. Tartagiù è più lento e impacciato di te o di me, però ha una dolcezza e una simpatia che lo fanno essere la mascotte dell' oceano>> disse in Delfino.
 <<Sì, ma perché non capisce quando gli spiego le cose? E perché fa fatica a parlare bene?>> obiettò Tartarino.
 <<Lui è rimasto sotto la sabbia più a lungo di te e dei tuoi fratellini, e per questo è un po' più lento. Però vedrai che anche lui riuscirà a fare quello che fate voi, anche se a suo modo, e con i suoi tempi.>>
 <<Penso di aver capito>> aggiunse Tartarino con gli occhi umidi per l' emozione. <<In effetti, se penso a tutte le volte che l' ho sgridato perché non notava veloce, o alle volte che insieme ad altri amici lo abbiamo preso in giro quando si tuffava goffamente, o quando cercava di parlare ma diceva parole senza senso...>> proseguì in tartarughino.
 <<Non ti devi sentire in colpa Tartarino! Vedrai che col tempo imparerai ad accettarlo e a volergli bene per quello che sa fare e anche per le sue diversità>> disse il Delfino.
 Tartarino fece un grande sorriso e aggiunse: <<Sono felice di aver potuto parlare con qualcuno di tutte queste cose che sentivo come un peso dentro me. grazie per avermi ascoltato e per avermi aiutato a capire.>>
 Quella sera, prima di addormentarsi, Tartagiù mostrò a Tartarino un gioco che gli aveva insegnato il grande Polipo: i due fratellini giocarono e si divertirono un mondo, e per la prima volta Tartarino pensò che anche lui aveva qualcosa da imparare dal suo fratellino speciale.




Questo il link alla scheda del libro:
http://www.erickson.it/Libri/Pagine/Scheda-Libro.aspx?ItemId=38184








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Un abbraccio a tutti i Tartagiù del mondo ed ai loro splendidi mamma Tartaruga e papà Tartaruga speciali!

Mammamani
























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