31/08/17

FIGLI E LIMITI... la leggenda di Icaro

Vi è mai capitato di imbattervi in un articolo o in un libro per cui non riuscite ad identificare l' emozione che vi ha mosso, se vi è piaciuto molto oppure se non vi è piaciuto affatto?

Anni fa ho letto il libro di un filosofo e pedagogista argentino, per nulla o poco conosciuto in Italia, autore di molti libri sulla genitorialità, uno dei quali si intitola, tradotto, "I figli e i limiti".
Il libro mi  ha fatto molto riflettere sul nostro compito di educatori, ma il suo inizio, in cui ha utilizzato anche la leggenda di Icaro molto semplificata, mi aveva talmente colpita che iniziai a scrivere un articolo per il blog senza però portarlo mai termine. 
A distanza di 3 anni ho capito perché, allora, non mi fosse chiaro se leggere questa storia potesse lasciare indifferenti, aiutare oppure sconvolgere. Una delle possibili risposte è data forse dal momento in cui l' ho riletta per la prima volta da mamma (avevo appena partorito la mia secondogenita a soli due anni dalla nascita della sorellina  e stavo lottando con i miei limiti) e non da studentessa di liceo. La storia di Icaro tocca corde che una sedicenne sensibile può lasciarsi toccare forse come figlia, ma come madre è tutta un' altra storia (o solo l' altro lato della stessa medaglia?). Allora mi sconvolsero l' invidia di Dedalo e come potesse essere un esempio per suo figlio (sindrome della madre perfetta? paura di non essere all' altezza?), ma mi emozionò l' immagine delle ali e della loro fragilità (per me legata all' infanzia) e, soprattutto, la metafora del volo che sento molto mia.
Qualche giorno fa l' ho riletta a mente lucida (?) dopo una richiesta di pericolosa autonomia della mia ormai quattrenne secondogenita e ho capito che ad ognuno di noi arriva il messaggio che DEVE arrivare.
Senza raccontarvi quanto e come abbia "lavorato" in me questo scritto di Jaime Barylco negli anni, vorrei condividere soltanto una pagina del suo libro, perché ognuno possa ascoltarsi interiormente e coglierne ciò che sente di volere e poter cogliere.
Perché ognuno di voi, noi, genitori, possa riflettere su come aiutare quelle ali a spuntare, senza essere noi a costruirle e su quei limiti che dovremmo mostrare ai nostri figli per segnalare loro gli eventuali pericoli sulla strada, attenti a non voler a tutti i costi precostituire il loro cammino.
Del resto quello dei limiti nell' educazione è, come dice l' autore, un tema molto sentito dai genitori, ma anche da chi, come che, ha scelto il mestiere dell' educatore.

Vi lascio con la traduzione di una parte del primo capitolo del libro "Los hijos y los limites" (Barylco J. 1995).

“ Figlio mio, che tu sia ciò che vuoi essere; e per questo scopo e’ indispensabile che io vada costruendo i parametri dove intravvedere che cosa vuoi essere. Lasciati educare e poi saprai educarti da solo, liberamente."
In seguito racconta, semplificandola per il suo scopo educativo, la storia di Icaro.
"Dedalo era un maniscalco ammirabile e aveva un alunno, suo nipote Talos, che lavorava brillantemente con la possibilità, nel futuro, di superare il maestro. Dedalo si ingelosì e un giorno decise di sopprimere Talos, che col passar del tempo lo avrebbe sostituito. Il crimine fu’ scoperto e per non essere arrestato Dedalo si rifugiò a Cnosos dove però fu’ rinchiuso in un labirinto con suo figlio Icaro.
Per fuggire dal labirinto, il papa’ di Icaro, l’abile Dedalo, fece un paio di ali per se’ e altre due per suo figlio, visto che solo volando potevano evadere da quella prigione.
Le ali erano fatte con piume di uccelli unite con del filo e con della cera.
Dopo aver preparato le due ali di Icaro gli disse con le lacrime negli occhi:
"Figlio mio, stai attento. Non volare troppo alto in modo che la cera non si riscaldi a causa del sole, né troppo basso in modo che il mare non umidifichi le piume."
Entrambi cominciarono il volo della libertà. "Seguimi" disse Dedalo "e non seguire una rotta tua."
In pieno volo Icaro disubbidì e cominciò a salire verso il sole.
Dedalo si girò e non lo vide più.
Riuscì solo a percepire le ali che stavano cadendo e che poi galleggiavano nell’acqua; il sole aveva sciolto la cera e Icaro era caduto tragicamente nel mare.
Questa mitica parabola greca offre molti spunti per meditare.
I greci considerano la tracotanza, la superbia di chi non riconosce i suoi limiti e le sue limitazioni, come il male maggiore. Icaro fu prigioniero di questa superbia; lui aspirava a raggiungere il sole.
D’altre parte la storia allude chiaramente alla situazione conflittuale tra genitori e figli: e’ dovere del padre insegnare dicendo “ non allontanarti dal mio cammino “ come e’ una tendenza naturale dei figli ribellarsi e cercare un cammino proprio.
Icaro avrebbe potuto farlo, ma sempre nei limiti del possibile. Si è perso perché non conosceva questi limiti.
Volare, si.
Educa i tuoi figli a riconoscere i limiti ed educali con le ali.
Educarli e’ metterli in contatto con la fragilità delle ali, con la cera che si scioglie e, quindi, a favore della vita, perché il volo produca vita e non morte “.

Fonte: Barylco J. ( 1995 ). Los hijos e los limites. Buonos Aires. Emece’ Editore

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